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Servo di Dio Jacques Hamel Sacerdote e martire

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Darnétal, Francia, 30 novembre 1930 - Saint-Étienne-du-Rouvray, Francia, 26 luglio 2016

Jacques Hamel nacque a a Darnétal, nella regione francese della Normandia, il 30 novembre 1930. A quattordici anni entrò nel Seminario Minore della diocesi di Rouen, affrontando, tre anni dopo, la separazione dei suoi genitori. Fu ordinato sacerdote il 30 giugno 1958. Svolse la maggior parte del suo ministero in parrocchie della periferia della diocesi di Rouen, fino a diventare, nel 2000, parroco della parrocchia di Santo Stefano a Saint-Étienne-du-Rouvray, dove rimase anche dopo aver compiuto settantacinque anni. Sobrio nello stile di vita e cordiale nei rapporti col prossimo, aveva buone relazioni con la popolazione musulmana che viveva nella cittadina. Verso le 9 del mattino del 26 luglio 2016, alla fine della Messa nella chiesa di Santo Stefano, fu sgozzato da due giovani affiliati allo Stato Islamico. A seguito della globale e immediata fama di martirio che ha accompagnato la notizia della sua uccisione, la Santa Sede ha concesso la dispensa alla regola canonica relativa all’apertura delle cause di beatificazione e canonizzazione. Il processo diocesano per l’accertamento della sua morte in odio alla fede si è quindi svolto a Rouen dal 20 maggio 2017 al 9 marzo 2019. I suoi resti mortali riposano nel reparto riservato ai sacerdoti del cimitero della città di Bonsecours.



Lo scorso 9 marzo presso la cappella Notre Dame de l’Annonciation dell’Arcivescovado di Rouen, in Francia, si è svolta la sessione conclusiva della fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione dell’Abbé Jacques Hamel, il sacerdote che venne ucciso la mattina del 26 luglio 2016 mentre stava celebrando la messa nella chiesa di Saint Etienne du Rouvray, in Normandia, da due uomini militanti del sedicente Stato islamico, che lo sgozzarono sull’altare. Papa Francesco aveva concesso la dispensa per aprire la procedura canonica pochi mesi dopo la sua morte. Padre Jacques era un uomo buono, di pace, ma “è stato assassinato come se fosse un criminale”, disse il Pontefice il 14 settembre 2016 in una Messa celebrata a Casa Santa Marta in Vaticano con monsignor Lebrun ed altri parenti e pellegrini di Rouen. “Ha dato la vita per noi, ha dato la vita per non rinnegare Gesù. Ha dato la vita nello stesso sacrificio di Gesù sull’altare… Che lui dal Cielo – perché dobbiamo pregarlo, è un martire!, e i martiri sono beati, dobbiamo pregarlo – ci dia la mitezza, la fratellanza, la pace, e anche il coraggio di dire la verità: uccidere in nome di Dio è satanico”. Annunciata il 13 aprile 2017, la fase diocesana della causa si era aperta ufficialmente il 20 maggio 2017. Durante questa fase si sono tenute 66 udienze, durante le quali sono stati ascoltati i cinque testimoni dell’omicidio, 51 testimoni convocati (familiari di padre Hamel, amici, parrocchiani, sacerdoti…) e cinque testimoni ex officio. Le questioni principali vertevano sull’omicidio, sulle condizioni del presunto martirio, sulla vita del sacerdote e su come abbia vissuto le virtù cristiane, come anche sulla sua fama di santità e sulle grazie attribuite alla sua intercessione. Due teologi, secondo il comunicato diffuso dalla stessa Arcidiocesi, hanno preso in esame gli scritti di padre Hamel pubblicati sui notiziari parrocchiali ed i testi delle sue omelie, circa 650 testi in tutto. Il dossier completo, ora inviato alla Congregazione delle Cause dei Santi, consta di 11.496 pagine più alcuni allegati.
Ma chi era padre Jacques? Era nato a Darnétal, nella regione francese della Normandia, il 30 novembre 1930. A quattordici anni entrò nel Seminario Minore della diocesi di Rouen, affrontando, tre anni dopo, la separazione dei suoi genitori. Fu ordinato sacerdote il 30 giugno 1958 e svolse la maggior parte del suo ministero in parrocchie della periferia della diocesi di Rouen, fino a diventare, nel 2000, parroco della parrocchia di Santo Stefano a Saint-Étienne-du-Rouvray, dove rimase anche dopo aver compiuto settantacinque anni. Sobrio nello stile di vita e cordiale nei rapporti col prossimo, aveva buone relazioni con la popolazione musulmana che viveva nella cittadina francese.
“Era anziano, ma sempre disponibile con chiunque”: così una fedele della chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray ricorda padre Jacques. La donna, citata dal Guardian online, ricorda che “era lì da tanto tempo e lo conoscevano bene in tanti”. “Era un bravo sacerdote ed ha fatto il suo dovere fino all'ultimo”, ha aggiunto. La presenza dei cattolici è molto forte in Normandia ed in particolare nel dipartimento della Seine Maritime. La Vie, settimanale cattolico francese a diffusione nazionale, nella sua edizione online ha dedicato al sacerdote un ritratto titolato “Jacques Hamel, curato di campagna e martire”. “Rimango sul campo per servire la comunità celebrando Messa e amministrando i sacramenti”, amava ripetere il martire, che ancora guidava gruppi di spiritualità e teneva corsi di catechismo. Per padre Auguste Moanda, attuale parroco, era un sacerdote “discreto, tendenzialmente silenzioso, ma alquanto affabile”. “Aveva preso sul serio il Vangelo e si dedicava anima e corpo al lavoro pastorale”, confida a sua volta padre Pierre Belhache. “Viveva per testimoniare la sua fede e per gli altri”, conferma una parrocchiana, Linda Dupré.
Verso le 9 del mattino del 26 luglio 2016, alla fine della Messa nella chiesa di Santo Stefano, fu sgozzato da due giovani affiliati allo Stato Islamico. “Vade retro satana!”, fu l’urlo del sacerdote ai suoi sgozzatori. Subito fu universalmente circondato da fama di martirio, sin dalla notizia della sua uccisione. La Santa Sede ha concesso la dispensa alla regola canonica relativa all’apertura delle cause di beatificazione e canonizzazione, che prevede trascorrano prudenzialmente almeno cinque anni dal decesso del candidato. I suoi resti mortali riposano nel reparto riservato ai sacerdoti del cimitero della città di Bonsecours.
Il 6 giugno 2016, neppure due mesi prima del suo martirio, padre Hamel aveva pubblicato un editoriale sul bollettino parrocchiale quale appello profetico ad approfittare delle vacanze estive per rinnovare il proprio rapporto con Dio e con il prossimo.

La primavera è stata piuttosto fresca. Se il nostro morale è stato un po' a terra, pazienza, alla fine l'estate arriverà. E anche il momento delle vacanze.
Le vacanze sono un tempo per prendere le distanza dalle nostre occupazioni abituali. Ma non sono una semplice parentesi. Sono un momento di relax, ma anche di rigenerazione, di incontri, di condivisione, di convivialità.
Un tempo di rigenerazione. Ci sarà chi si prenderà qualche giorno per un ritiro o un pellegrinaggio. Altri rileggeranno il Vangelo, da soli o in compagnia, come una parola che fa vivere l'oggi.
Altri potranno rigenerarsi nel grande libro della creazione ammirando i paesaggi tanto diversi e magnifici che ci elevano e ci parlano di Dio.
L'augurio è che possiamo in quei momenti sentire l'invito di Dio a prenderci cura di questo mondo, a farne, là dove viviamo, un mondo più caloroso, più umano, più fraterno.
Un tempo di incontro, con familiari e amici. Un momento per prendersi il tempo di vivere qualcosa insieme. Un momento per essere attenti agli altri, chiunque essi siano.
Un tempo di condivisione. Condivisione della nostra amicizia, della nostra gioia. Condivisione del nostro aiuto ai figli, mostrando che per noi contano.
Anche un tempo di preghiera. Attenti a ciò che avverrà nel nostro mondo in quel momento. Preghiamo per coloro che ne hanno più bisogno, per la pace, per un migliore vivere insieme.
Sarà ancora l'anno della misericordia. Cerchiamo di avere un cuore attento alle cose belle, a ciascuno e a tutti coloro che rischiano di sentirsi un po' più soli.
Che le vacanze ci consentano di fare il pieno di gioia, di amicizia e di rigenerazione. Allora potremo, meglio provvisti, riprendere la strada insieme.
Buone vacanze a tutti!.
Padre Jacques


Autore:
Don Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2019-03-22

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