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Santi Zenone e Zena Martiri

23 giugno

† Filadelfia, 303


Il culto per s. Zenone e s. Zena, rimase sconosciuto nell’Occidente cristiano, fino a quando il cardinale Cesare Baronio (1538-1607), estensore del “Martirologio Romano”, li inserì nella sua opera al 23 giugno, basandosi su notizie tratte da qualche Sinassario bizantino.
Il racconto della vicenda del martirio dei due santi martiri, Zenone ufficiale dell’esercito imperiale e Zena suo schiavo, mette in risalto oltre la grande fede cristiana che ambedue professavano, anche la grande devozione dello schiavo verso il suo buon padrone.
In un mondo dove gli schiavi erano trattati e considerati come bestie da usare e dominare, il sorgere di un sentimento di fedeltà da un lato e di comprensione e bontà dall’altro, era abbastanza raro ma anche così eclatante, tanto da arrivare fino a noi, ad indicare una convivenza possibile fra strati sociali opposti, illuminata soprattutto dalla luce della fede in Cristo Gesù.
Zenone era originario di Filadelfia (l’antica Rabbat Ammon, capitale degli Ammoniti; odierna Amman capitale della Giordania), ed esercitava la professione delle armi, era cristiano convinto e quando si scatenò la persecuzione di Massimiano (250-310), imperatore romano di origine pannonica, creato ‘Cesare’ da Diocleziano nel 285 e ‘Augusto’ nel 286, Zenone visto morire centinaia d’inermi cristiani, sorretti e consolati dalla fede, volle seguire il loro destino e non rimanere nascosto.
Quindi distribuì i suoi beni ai poveri e liberò tutti i suoi schiavi; poi decise di recarsi presso il Governatore della Giordania.
Ma uno dei suoi schiavi di nome Zena, che in qualche modo aveva conosciuto il Cristianesimo nella casa del suo padrone, rifiutò di lasciarlo e partì con lui.
Giunto davanti al governatore, Zenone si mise a contestare l’assurdità del culto agli idoli e prese ad illustrare la nuova filosofia di vita del cristianesimo; bastò questo per scatenare la collera del funzionario imperiale romano, che lo fece imprigionare, infliggendogli varie torture.
Lo schiavo Zena andò a trovarlo in carcere e baciandogli le catene, lo supplicò di non lasciarlo solo e non volle andarsene, associandosi ai suoi tormenti e alla sua sorte.
Furono, questa volta insieme, ancora interrogati e stimolati a fare apostasia della nuova religione, ma avendo essi ancora rifiutato, furono sottoposti di nuovo a torture e infine morirono decapitati.
Il culto per i due martiri di Filadelfia, si diffuse in Oriente; a Costantinopoli la loro festa si celebrava il 22 giugno nella Chiesa di San Giorgio martire, nel quartiere della Cypriara.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2006-06-06

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