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Beato Edoardo Giuseppe Rosaz Vescovo

3 maggio

Susa, 15 febbraio 1830 - 3 maggio 1903

Il beato Edoardo Giuseppe Rosaz fu vescovo di Susa. Era nato nella cittadina piemontese il 15 febbraio 1830, penultimo di sette figli di una famiglia benestante. Entrato in seminario quindicenne, fu ordinato sacerdote nel 1854. Canonico del Capitolo della Cattedrale, si fece presto conoscere per la sua attenzione verso i più poveri. E fu proprio questo grande attenzione per la carità che lo portò a entrare in contatto, a Torino, con san Giovanni Bosco e col canonico Anglesio, successore del Cottolengo alla Piccola Casa della Divina Provvidenza. Per dare risposte alle tante ragazze che chiedevano aiuto promosse la nascita delle Suore francescane missionarie di Susa. Nel 1877, Pio IX lo chiamò alla guida della diocesi. Morirà il 3 maggio 1903 dopo un episcopato segnato dalle sue visite, compiute anche a piedi, alle più sperdute parrocchie di montagna. Giovanni Paolo II l'ha proclamato beato a Susa il 14 luglio 1991. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Susa in Piemonte, beato Edoardo Giuseppe Rosaz, vescovo, che tenne per venticinque anni la cura apostolica del popolo a lui affidato, e soprattutto dei poveri, e fondò la Congregazione delle Suore del Terz’Ordine di San Francesco.


Edoardo Giuseppe Rosaz nacque il 15 febbraio 1830 a Susa, la città montana dalle antichissime origini, capoluogo dell'omonima valle che collega l’Italia alla Francia. La sua era una benestante famiglia savoiarda, emigrata, come altre, a causa della Rivoluzione Francese. Penultimo di sette figli, fu battezzato il giorno successivo alla nascita nella millenaria Cattedrale di San Giusto. L’ambiente in cui crebbe non poteva essere migliore: ricevette un’ottima educazione, profondamente cristiana. Unico neo la malferma salute, motivo per cui ebbe un insegnante privato in casa. Si trasferì, successivamente, con la famiglia a Torino per andare poi in collegio a Saluzzo. A Susa tornava per le vacanze. Aveva davanti a sé una promettente carriera: un fratello era già medico, un altro invece avvocato. L’indole del futuro sacerdote sbocciò presto, facendo catechismo ai ragazzi poveri di Susa e delle borgate di montagna.
Edoardo entrò in seminario quindicenne, aveva perso, in poco tempo, sia il padre che la madre. La non buona salute lo costrinse, più volte, ad interrompere gli studi. Le lunghe passeggiate in montagna ritempravano il fisico mentre contemplava le bellezze del Creatore. Mete quotidiane erano le tante cappelle, sparse nelle vallate, che la pietà popolare aveva eretto nei secoli. Tre anni di studio, sempre a motivo della salute cagionevole, li fece a Nizza Marittima. A ventitré anni, attratto dall’ideale del Santo di Assisi, si iscrisse al Terz’Ordine Francescano. Nel 1854 fu ordinato sacerdote e nominato Canonico del Capitolo della Cattedrale di Susa. Dalle lettere scritte in quegli anni apprendiamo che, giovanissimo sacerdote, già pensava alla fondazione di un istituto di terziarie francescane dedite all’assistenza dei ceti sociali meno abbienti. Questo progetto si sarebbe realizzato ben ventotto anni dopo.
Stabilitosi definitivamente a Susa iniziò il ministero sacerdotale con uno slancio ed un impegno eccezionali. Al centro di tutte le attività vi era la Santa Messa e considerava la confessione come il ministero dei ministeri: si rivolgevano a lui persone di ogni rango, anche nelle ore più impensate della notte. Tra gli altri ricordiamo lo scrittore Norberto Rosa. Mai venne meno la sua attitudine ad aiutare i poveri e chi non aveva avuto la possibilità come lui di studiare. Giovane prete conobbe il già famoso don Bosco. Motivo fu l’acquisto, da parte del Canonico Rosaz, di libri per il catechismo che Don Bosco preparava per i suoi giovani. Nacque una grande amicizia: per tutta la vita il B. Edoardo raccomandò ai Salesiani i ragazzi abbandonati di Susa. Nonostante la differenza d’età, quando nel 1856 morì Mamma Margherita, tra i primi a cui S. Giovanni Bosco chiese conforto ci fu il Canonico Rosaz. A questi, più volte, capitò di non riuscire a saldare alcuni debiti che Don Bosco tramutò in offerte per la celebrazione di Sante Messe. Una profonda amicizia e collaborazione nacque anche con il Canonico Anglesio, successore del Cottolengo nella direzione della Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino, verso cui indirizzava la fanciulle bisognose. La carità del Rosaz era conosciuta in tutta Susa, da sempre città di transito per viandanti ed emigranti. Chi alla ricerca di fortuna chiedeva aiuto veniva indirizzato a lui, nessuno andava via a mani vuote. Per i giovani ebbe un cuore di padre. Un giorno un quindicenne venne sorpreso a rubare in chiesa dalla cassetta delle elemosine. Scattò automatica la denuncia. Prima del processo il Rosaz aveva provveduto a farlo accogliere a Valdocco e quando, nonostante la sua richiesta, venne condannato, ne ottenne la grazia scrivendo addirittura al Re. Le ragazze che gli chiedevano aiuto, nel frattempo, erano sempre più numerose. Prese dunque in affitto un locale per ospitarle ma le prime opposizioni arrivarono proprio dagli altri canonici, preoccupati dalla totale mancanza di fondi. L'Anglesio gli disse di perseverare confidando nella Divina Provvidenza. Nacque il Ritiro di Susa e in poco tempo le assistite erano quaranta. Tra mille difficoltà preziosa collaboratrice fu Maddalena Pesando. Nei mesi estivi, quando occorrevano spazi più grossi, la comitiva traslocava fuori città, ad esempio nell’abbandonata Abbazia della Novalesa. Nel marzo del 1862 la Pesando morì e fu un duro colpo. Il 13 marzo, festa di S. Eldrado, si fece un pellegrinaggio alla Novalesa per chiedere soccorso al santo abate lì vissuto nel IX secolo. La grazia arrivò. Messa in vendita la casa del Ritiro il Rosaz annuì all’acquisto senza avere un soldo in tasca. Venne fissata la data dell'atto e il prezzo in 12.000 lire. La somma esatta arrivò da Torino, in una busta anonima, proprio il giorno precedente; si prese possesso della casa per l’Assunta. Tra gli stenti si fecero i lavori di ristrutturazione, dal canto suo il Beato rinunciava pure alle vesti nuove e risparmia anche nel vitto. Si organizzarono laboratori di ricamo e di cucito e, nei limiti del possibile, si provvide anche all’istruzione. Dopo due dolorose defezioni, nel 1872 arrivarono alla direzione le Suore della Misericordia. Il Beato Edoardo si era recato a piedi a Savona per prendere accordi direttamente con la Fondatrice S. Maria Giuseppa Rossello. Fece prima sosta al Santuario di Mondovì per chiedere aiuto alla Vergine per il nascente suo istituto. Le prime vocazioni sbocciarono due anni dopo, dirette dalle Suore della Misericordia. In quegli anni il Rosaz fu nominato cappellano delle carceri, del Convitto Civico, delle Suore di S. Giuseppe e Direttore del Seminario.
La svolta della sua vita arrivò nel 1877 quando rimase vacante la sede vescovile. Il Beato Pio IX, dietro suggerimento, tra gli altri, di Don Bosco il 23 dicembre nominò vescovo proprio Edoardo Rosaz. Aveva quarantotto anni e ventiquattro di sacerdozio. All'annuncio rimase sconcertato e scoppiò a piangere. Scrisse subito una lettera al Cardinale Segretario di Stato in cui scongiurava il Santo Padre di sollevarlo da tale incarico. Si reputava incapace e adduceva come motivo la mancata laurea in diritto canonico e in teologia. La risposta arrivò irremovibile: doveva accettare. Le sue tasche, sempre vuote, non gli permettevano neppure di pagare le bolle alla Cancelleria Pontificia. Si sapeva bene che ciò era dovuto al sostegno delle molte opere di beneficenza e non solo le bolle vennero condonate ma da Roma giunse pure un’offerta. La consacrazione episcopale avvenne il 24 febbraio 1878 nella cattedrale di San Giusto, alla presenza festante di tutta la città. Guiderà la diocesi per venticinque anni durante i quali visiterà tutte le parrocchie per sei volte, muovendosi spesso a piedi per le strade di montagna.
L’opera incompiuta era però rappresentata da quel gruppo di giovani donne che volevano consacrarsi al Signore. Cominciò con l'aggregarle al Terz’Ordine francescano mentre col denaro di un’eredità acquistò il sito della futura Casa Madre. Nacque così la Congregazione delle Suore Terziarie Francescane di Susa (oggi Suore Francescane Missionarie di Susa) con il compito di soccorrere chiunque fosse in stato di bisogno. Per formarle scrisse alcuni libri.
Il suo impegno pastorale, nonostante il passare degli anni, continuò febbrile sia in diocesi che fuori. Sovente era invitato per tenere panegirici ed esercizi spirituali. Alla fine di gennaio 1888 fu chiamato a Valdocco, dove era di casa, per la festa di S. Francesco di Sales, il grande patrono dei Salesiani. Accolto dal Beato Michele Rua, mentre S. Giovanni Bosco morente riceveva per l’ultima volta Gesù Eucaristia, lui celebrava la Messa nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Nel 1894 partecipò al Congresso Eucaristico di Torino e poi l’anno successivo a quello di Milano. Guidò diversi pellegrinaggi diocesani a Roma e a Torino per l’Ostensione della Sindone del 1898; ad Ars conobbe il Santo Curato Giovanni Maria Vianney. Accolse inoltre nella sua diocesi diversi istituti religiosi.
Fu sempre devotissimo alla Madonna e assiduo pellegrino ai suoi santuari: a Susa le dedicò tre chiese. Fu tra i principali promotori dell’erezione di una statua mariana di bronzo sull’altissima vetta del Rocciamelone (m. 3537), dove era venerata con questo titolo fin dal 1358. Le spese furono sostenute da centoventimila bambini di tutta Italia e fu lui a benedirla il 15 giugno 1899, alla presenza di una moltitudine di popolo e delle principesse di Savoia. Tra le ultime sue istituzioni ci fu un ricovero per anziani mentre già dal 1877 aveva fondato il settimanale diocesano “Il Rocciamelone” che ancora oggi esiste col nome di “La Valsusa”.
Stremato dalle fatiche il 12 gennaio 1903 fu colpito da un malore che lo inchiodò a letto, quasi ininterrottamente, fino al 3 maggio, giorno in cui la sua anima fu accolta dal Padre Celeste. Alle esequie solenni partecipò una moltitudine di popolo, tutti pensavano che era morto un santo. Nel 1919 le venerate spoglie furono collocate nella chiesa della Casa Madre dell'Istituto mentre le sue suore già dal 1905 lavoravano anche in terra di missione.
Edoardo Giuseppe Rosaz è stato proclamato beato da Papa Giovanni Paolo II il 14 luglio 1991, durante la sua visita pastorale alla città di Susa.


PREGHIERA
O Beato Edoardo Rosaz,
eminente servitore del Vangelo e Apostolo del Dio Amore,
noi ammiriamo e veneriamo la tua memoria.
Fa che impariamo da te la fiducia nella Divina Provvidenza,
l'autentica devozione alla Vergine Maria,
l'appartenenza totale alla chiesa,
il servizio ai poveri nello spirito francescano.
Insegnaci, col tuo esempio e ottienici, con la tua intercessione,
la grazia di crescere nella fede,
la gioia di evangelizzare con la carità,
l'impegno a mettere Gesù al centro della vita,
come hai fatto Tu, nella semplicità e povertà evangelica,
per scalare, con la tua perseveranza,
la vetta della santità.
Amen.


Autore:
Daniele Bolognini

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Aggiunto/modificato il 2005-02-16

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