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San Fabiano Martire venerato a Scopello

Senza data



La storia di questo santo, le cui reliquie sono conservate nella chiesa parrocchiale di Scopello, è molto difficile da ricostruire, sia per quanto riguarda l’analisi materiale di alcune fonti, probabilmente esistenti ma irreperibili, sia per i dati contraddittori che emergono da quelle invece attualmente a disposizione. Un dato certo, su cui tutte le fonti concordano, è che le reliquie di Fabiano, assolutamente da non identificare con il più famoso omonimo pontefice martirizzato nel 250 durante la persecuzione dell’imperatore Decio, fanno parte di quelle procurate da Giovanni Battista Cavagna al tempo del vescovo Bascapè e da questi furono donate alla chiesa parrocchiale di Scopello. Accettando tale notizia, è possibile datarne il recupero da uno dei cimiteri sull’Appia (probabilmente San Sebastiano, unica zona in cui, secondo le sue stesse parole, il Cavagna avrebbe operato) al 1603. La donazione dei resti di San Fabiano alla comunità valsesiana non può essere datata al 1604 come fece ad esempio il Lana, senza indicare la fonte da cui attinse la notizia, in quanto, a causa della carcerazione di Giovanni Battista Cavagna, le reliquie da lui procurate non poterono essere distribuite alle chiese della diocesi almeno fino al 1610, quando il Bascapè ottenne il permesso della pubblica venerazione. Ugualmente inesatta è la data proposta dal Manni, che vorrebbe le reliquie presenti a Scopello fin dal 1603 per opera del parroco Don Giovanni Nanoto, che si sarebbe recato personalmente a Roma appositamente per prelevarle. Questo corpo santo è, infatti, inserito nell’elenco di quelli posti in venerazione dal Bascapè, il cui criterio di distribuzione era più attento all’esecuzione di un preciso progetto pastorale che a soddisfare singole richieste. E’ dunque probabile che il corpo di Fabiano sia giunto in Valsesia assieme agli altri destinati dal vescovo al Sacro Monte e alla Collegiata di Varallo, in tal caso non prima della primavera del 1614.
Una sicura attestazione della presenza del santo nella chiesa di Scodello risale al 1651, quando in un documento il suo corpo viene detto conservato sotto la mensa dell’antico altare maggiore ligneo, poi smontato ed attualmente conservato nell’oratorio di San Pietro a Pila. Successivamente, in occasione della sua visita pastorale in valle il 3 settembre 1695, il vescovo Visconti procedette ad un riconoscimento delle reliquie e ne auspicò un’adeguata conservazione. Durante i lavori di ingrandimento e di restauro di cui fu oggetto l’edificio a partire dal 1720, venne realizzato uno scurolo, sottostante il presbiterio, dove furono poi traslati i resti di Fabiano; la ricognizione, di cui vi è documentazione nell’archivio parrocchiale, potrebbe essere stata compiuta proprio nelle circostanze di questo spostamento. Dal verbale di un’altra ricognizione, effettuata il 1 giugno del 1900, si apprendono maggiori particolari circa la conservazione delle ossa del presunto martire: esse erano conservate in un’urna di pietra, sigillata con calce, all’interno della quale vi era un contenitore in lamina di piombo che racchiudeva, a sua volta, una cassetta di legno sulla quale vi era la scritta: Corpus Sancti Fabiani martiris. Il suo contenuto era costituito da alcune ossa e da un tubo di latta, che conservava una pergamena in memoria della ricognizione compiuta dal Visconti; il tutto, previa la sostituzione della cassettina lignea, venne poi riposto, come in precedenza, all’interno del sarcofago di pietra.Questo documento prova che nel 1900 le reliquie, ridotte in frammenti di varia dimensione, non erano contenute nella statua supina entro un’urna di vetro di cui parla il Ravelli, descrivendola come un’opera lignea di pregio dello scultore Alessandro Gilardi. Questa, a differenza di quanto si potrebbe credere, fu pensata per accogliere i resti di Fabiano (non se ne capirebbe altrimenti la funzione), anche se si tratta di una statua e non di un manichino per ricoprire delle ossa; pochi frammenti ossei, forse parte di una calotta cranica, erano conservati in una piccola teca, apposta al petto della scultura. Della presenza di San Fabiano nella chiesa parrocchiale di Scopello rimane testimonianza anche in una statua, collocata in una nicchia nel presbiterio della chiesa, opera in cui egli è ritratto nelle sembianze di un soldato romano. Il sarcofago di pietra è ora sistemato all’esterno dell’edificio, sotto un portico in prossimità della porta che conduce allo scurolo. Attualmente è in corso la sistemazione delle reliquie sotto la mensa del barocco altare maggiore, che proviene dalla chiesa del Carmine di Novara. In alcune edizioni de “L’almanacco Valsesiano”, la festa in onore di San Fabiano è diversamente assegnata alla prima domenica di settembre o alla terza di ottobre, senza ulteriori specificazioni che motivino la scelta di tali date: la ricorrenza di settembre potrebbe riferirsi al riconoscimento effettuato nel 1695.


Autore:
Damiano Pomi

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Aggiunto/modificato il 2004-12-10

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