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Santa Eugenia Vergine e martire

25 luglio



Dall’autentica che accompagnò la reliquia di Sant’Eugenia nel suo pellegrinare fino in Valsesia, si apprende che essa fu riconosciuta, due anni dopo il suo prelievo dalla catacomba di San Callisto nel 1764, da monsignor Giovanni Lercario arcivescovo titolare di Adrianopoli, il 4 settembre 1766 e fu deposta, con la presunta ampolla del sangue, presso l’ufficio delle reliquie del vicariato di Roma. I resti di questa santa hanno una storia alquanto singolare che è raccontata in una copia della relazione del loro trasporto e dell’accoglienza a Ferrera: “Detto corpo santo, di nome proprio, trovavasi già da qualche tempo al Vicariato di Roma, vestito ed aggiustato come al presente e rinchiuso nella sua attuale urna, esso doveva essere inviato ad una chiesa di una città del Messico, ma nella costruzione dell’altare, stato a tal fine commissionato essendosi involontariamente commesso uno sbaglio nelle dimensioni, l’urna, contenente il corpo della santa, non avrebbe potuto introdurvisi nel vacuo ad hoc preparato. Dal Messico venne perciò contromandato l’ordine di spedizione, cos,ì per Divina disposizione, il corpo di Santa Eugenia, in luogo di solcare le onde dell’Atlantico, prese la via dell’alpestre Valsesia.” L’episodio fornisce un’idea di come, ancora nella seconda metà dell’ottocento, era molto viva la richiesta di corpi santi da ogni parte del mondo ed evidenzia inoltre come la loro assegnazione, a privati o a comunità, non abbia seguito regole e criteri precisi ma sia stata spesso determinata dalla concordanza delle più diverse circostanze, spesso casuali. Il corpo di Eugenia fu destinato a Ferrera per interessamento del parroco don Cusa che, già nel 1877 e poi ancora l’anno seguente, accompagnato da una lettera di presentazione da parte della curia diocesana, ne aveva fatto richiesta alla Congregazione per le Indulgenze e le Reliquie, senza ottenere però alcuna risposta. Nel 1880 lo stesso parroco reiterò la domanda attraverso don Pietro Fornara, che doveva recarsi a Roma, questi andò al Vicariato, presso la sezione preposta alla distribuzione delle reliquie, pochi giorni dopo esser giunta dal Messico la revoca del trasporto delle reliquie di Eugenia, le quali, essendo già preparate per il lungo viaggio oltre oceano, furono utilizzate per adempiere alle insistenti richieste del parroco valsesiano. Don Fornara organizzò il trasporto del corpo santo che nel luglio dello stesso anno giunse a Novara in treno; collocato poi su un carro arrivò fino a Varallo, da dove partì alla volta di Ferrea su una elegante carrozza. Ai confini della parrocchia, tra le località di Nosuggio e Saliceto dove erano in attesa parroco e popolazione, si formò la processione che accompagnò la reliquia fino in paese. Per alcuni mesi l’urna fu conservata in casa parrocchiale, in attesa che si preparasse un apposito spazio per conservarla, ultimati i lavori, il 3 ottobre seguente avvenne il solenne trasporto della santa nella chiesa parrocchiale, dove fu collocata in un vano ricavato nella parete sinistra della cappella di San Giovanni Battista. Sopra alla nicchia venne dipinta una scritta: EUGENIA DULCIS ANIMA IN PACE, che potrebbe forse essere il testo epigrafico inciso sulla chiusura del loculo catacombale Attualmente, per sottrarla all’umidità, l’urna è sistemata direttamente sulla mensa dell’altare della stessa cappella dove, sulla parete destra, il pittore Cesare Tos ha eseguito, nel 1945, un affresco, già molto deteriorato, che riproduce idealmente il martirio di Eugenia. Interessanti notizie circa questo corpo santo vengono anche dai registri delle spese della chiesa, si legge, infatti, in quello dell’anno 1880: “Alla signora Matilde Scevola per il corpo di Sant’Eugenia £ 1800. A Pietro Fornara per trasporto da Roma dello stesso e per le spese d’imballaggio £ 113 e soldi 20. All’indoratore Dago, al falegname Ricca, per la sistemazione dell’urna £ 29. A Monsignor Imbrico per i reliquiari della santa e ai due maestri Cagnoni e Masini £ 84.” Tali indicazioni, prive di qualsiasi ulteriore specificazione, non consentono di conoscere il ruolo effettivo nella vicenda di tutti i citati personaggi, in particolare risulta molto oscuro il pagamento della reliquia a Matilde Scevola, della quale nulla si conosce; Pietro Fontana è da identificare con il sacerdote che, come già ricordato, si occupò di ottenere il corpo per il parroco di Ferrera; Monsignor Imbrico è sicuramente Innocenzo Imbrici, arcidiacono della cattedrale, venuto a Ferrera in rappresentanza del capitolo canonicale ed uno dei due reliquiari da lui pagati potrebbe essere quello che contiene il “vas sanguinis”, ancora conservato nell’urna; infine i due maestri citati erano rispettivamente i direttori della cappella strumentale del duomo e della basilica di San Gaudenzio di Novara. L’arrivo di Eugenia a Ferrera rientra nel particolare clima di fervore religioso e risveglio sociale vissuto dal paese in seguito alla costituzione della parrocchia, avvenuta nel 1846. La ricorrenza annuale in onore di Eugenia, un tempo celebrata con maggior solennità, cade nell’ultima domenica di luglio a ricordo del suo arrivo in paese. Le sue reliquie non possono essere attribuite all’omonima santa romana, sia perché esse risultano conservate nella basilica dei Santi Apostoli e sia perché tutte le fonti la indicano sepolta nella catacomba di Aproniano e non nel complesso di Callisto, da cui venne recuperato il corpo inviato a Ferrera.


Autore:
Damiano Pomi

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Aggiunto/modificato il 2004-08-09

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