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San Raffaele di San Giuseppe (Josef Kalinowski) Sacerdote carmelitano

15 novembre

Vilna, Lituania, 1 settembre 1835 - Wadowice, Polonia, 15 novembre 1907

Nato a Vilnius, in Lituania, nel 1835, Josef Kalinowski è ingegnere militare e capitano di Stato maggiore. Lavora a ferrovie e fortezze. Partecipa, sia pur controvoglia, alla rivolta polacco-lituana contro i russi. Conosce per questo i lavori forzati in Siberia, dove porta con sé il Vangelo, l'«Imitazione di Cristo» e un crocifisso, beneficando chi incontra. Liberato, entra quarantaduenne nel Carmelo di Graz. Divenuto fra' Raffaele di San Giuseppe, va in Polonia, a Czerna dove passa le sue giornate esercitando per ore e ore il ministero della Confessione. Vorrebbe restare lì, ma il suo ordine lo chiamo a fondare nuove comunità nel Paese. L'ultima la fonderà a Wadowice, dove morirà nel 1907. E proprio qui, tredici anni più tardi, nascerà Karol Wojtyla, che proprio grazie all'eredità di Kalinowski scoprirà l'universo carmelitano, cui resterà sempre molto legato. E sarà proprio lui, divenuto Papa, a canonizzarlo nel 1991.

Martirologio Romano: Presso Wadowice in Polonia, san Raffaele di San Giuseppe (Giuseppe) Kalinowski, sacerdote, che, durante un’insurrezione popolare contro gli oppressori, fu catturato nel corso della guerra dai nemici e deportato in Siberia, dove patì molte tribolazioni, e, dopo essere stato liberato, entrò nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, a cui diede grande impulso.


Anche nei momenti più drammatici della vita chi ha fede non si perde mai nella disperazione. Questo insegna il santo festeggiato oggi. Josef Kalinowski nasce in Lituania, a Vilnius, nel 1835, in una famiglia di nobili. Primo di nove figli, il padre è insegnante di matematica. Brillante negli studi, Josef diventa ingegnere, dedicandosi a lavori importanti nelle ferrovie. È anche ufficiale dell’esercito russo. È un uomo alto, con i baffi. Pensa al matrimonio, ma il suo amore per una ragazza non ha seguito. L’educazione ricevuta è cristiana e pian piano nell’ingegnere, capitano di Stato maggiore, matura il desiderio di seguire la Parola del Signore. Stimato e tenuto in grande considerazione per i suoi meriti professionali e umani, sia dai russi, sia dai lituani, Josef subisce una battaglia interiore perché il suo paese natale, assieme alla Polonia, è insorto contro lo Zar. Decide di dimettersi dall’esercito russo e di stare al fianco di chi aspira all’autonomia.
Nel 1863 viene nominato dai lituani ministro della guerra con la richiesta di Josef di non firmare, però, pene capitali. L’insurrezione fallisce, i russi arrestano il giovane ingegnere e, invece di condannarlo a morte, per non farne un martire, lo mandano in Siberia, a lavorare in miniera. Josef conosce la fame, il freddo (con temperature fino a 40 gradi sotto zero), la fatica, la malattia, ma non perde mai la speranza né la fede in Dio. «Possono togliermi tutto, non la preghiera!», scrive ai suoi il detenuto. Ha con sé un crocifisso e due libri: il Vangelo e L’imitazione di Cristo. L’ex capitano non pensa a se stesso, pensa agli altri e li aiuta come può, materialmente e, soprattutto, moralmente. Tutti lo amano, anche i carcerieri che con lui dimostrano umanità.
Scontata la pena, Josef è un altro uomo. Ormai ha deciso. La guerra, la prigionia, gli stenti non lo hanno reso peggiore, al contrario. L’ex ingegnere, capitano e, poi, carcerato vuole entrare in convento. Diventa sacerdote carmelitano a quarantasette anni e si fa chiamare Fra Raffaele di San Giuseppe. Innamorato della Madonna, la Madre di tutti, è un grande confessore e, per incontrarlo, nel Convento di Czerna (Cracovia), unico dell’Ordine Carmelitano in Polonia, arrivano da ogni dove. Grazie alla sua attività in Ucraina e in Polonia nascono altri conventi. Muore nel 1907 nel Convento “Collina di San Giuseppe” di Wadowice (Polonia), città natale di San Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla, il papa che nel 1991 lo proclama santo. Josef Kalinowski oggi riposa a Czerna.

Autore: Mariella Lentini
 


 

Ingegnere militare a 25 anni, capitano di Stato Maggiore a 28, lavora alla grande ferrovia Kursk-Kiev-Odessa e poi alla fortezza di Brest-Litowsk. Si è laureato a Pietroburgo perché in Lituania e Polonia i dominatori russi hanno soppresso gli studi universitari. E poi è diventato ufficiale dello zar. Figlio di un professore di matematica, battezzato col nome di Giuseppe, in gioventù ha tralasciato la pratica religiosa, e vi è poi tornato sull’esempio di un disegnatore, suo compatriota e aiutante nella ferrovia.
Anno 1863: nuova rivolta polacco-lituana contro i russi. Lui non condivide: c’è troppa sproporzione, l’insurrezione fallirà. Ma non si sente di restarne fuori, perciò si congeda dall’esercito russo e si unisce agli insorti lituani, che lo nominano loro ministro della guerra. Nomina accettata, ma a un patto: lui non firmerà mai condanne a morte. E nel 1864, schiacciata la rivolta, i russi condannano a morte lui. Non osando tuttavia fucilarlo, perché è troppo popolare, lo mandano ai lavori forzati in Siberia: carcere e miniera, fame e freddo. Lui porta con sé il Vangelo, l’Imitazione di Cristo e un crocifisso. Ai suoi scrive: "Possono togliermi tutto, ma non la preghiera". Prega, soccorre malati, fa scuola ai più giovani, diffonde speranza. Quando lo dispensano dai lavori forzati, si rimette a studiare, e nel 1873 può tornare infine in Polonia. Per tre anni fa poi da precettore del giovane principe polacco Augusto Czartoryski accompagnandolo nei soggiorni di studio e di cura.
Novembre 1877: l’ingegnere e capitano Giuseppe Kalinowski diventa novizio carmelitano a Graz (Austria) col nome di fra Raffaele di San Giuseppe. Novizio a 42 anni, sacerdote a 47, vorrebbe terminare la vita a Czerna, nell’unico convento polacco dell’Ordine, appartato nello studio e nella preghiera. Tanto più che non è gran predicatore da mandare qua e là. Ma viene gente da lui, sempre più gente lì a Czerna, perché padre Raffaele è una rivelazione come confessore, impegnato per ore e ore con i penitenti; anche le prostitute vanno a confessarsi da lui. Ma l’Ordine lo chiama a fondare nuove comunità (due a Cracovia, una a Przemysl, una a Leopoli in Ucraina), e a orientarne altre. Così lui si rimette in cammino con autorità crescente e con energie declinanti; ma sempre con la "gioiosa accettazione della sofferenza" che tanto spesso raccomanda.
La tappa finale è Wadowice, dove con il generale dell’Ordine, padre Gotti, ha creato già nel 1892 il florido vivaio carmelitano detto “Collina di san Giuseppe”. Da qui, nel 1936 i suoi resti ritorneranno a Czerna. Giovanni Paolo II lo proclamerà santo nel 1991.
La Chiesa lo ricorda il 15 Novembre, mentre i Carmelitani Scalzi ne fanno memoria il 19 Novembre.


Autore:
Domenico Agasso


Fonte:
Famiglia Cristiana

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Aggiunto/modificato il 2023-10-27

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