Poche parole per la sua infanzia e gioventù. Ancora bambino venne affidato allo zio e padrino Teodorico, abate di Jumièges. Da adulto divenne priore e rettore della scuola monastica di quella abbazia; successivamente mentre vi era l’abate Roberto, fu inviato a capo di alcuni monaci per rimettere in funzione l’abbazia di St. Evroult a Onche in Normandia. Teodorico ne divenne abate nel 1050 e con il suo zelo religioso e con l’osservanza della regola il monastero rifiorì, vi introdusse gli usi e le tradizioni monastiche di grandi abati come Riccardo di Verdun, Guglielmo di Digione e Teodorico di Jumièges. Chiese e curò che i suoi monaci si dedicassero allo studio ed alla meditazione; particolarmente dotato di intelligenza e memoria, si dedicò alla cura della scuola e dello ‘Scriptorium’ che presto diventò di larga e riconosciuta fama. Ebbe un’opposizione all’interno della stessa comunità, riguardante una sua supposta trascuratezza per l’amministrazione materiale del monastero, ma il vescovo e il duca Guglielmo di Normandia, sentite le sue argomentazioni, respinsero le dimissioni e tutto venne chiarito anche con i pochi contestatori. Nel 1057 partì per un pellegrinaggio in Terra Santa, arrivato a Cipro si recò alla chiesa di s. Nicola, ai piedi del cui altare fu trovato morto, dopo aver lungamente pregato e lì fu sepolto. S. Teodorico non ha mai avuto un culto ufficiale. Il suo nome è riportato nel Martirologio benedettino al 1° luglio.
Autore: Antonio Borrelli
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