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Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

8 dicembre

L'assenza della macchia del peccato nella vita di Maria è fonte di consolazione e di speranza per l'intera umanità: vuol dire che il cuore di ognuno ha la possibilità di essere specchio cristallino della vita di Dio. Significa che l'essere umano può generare in questo mondo l'essere divino. Questo privilegio di Maria, nata senza peccato, è in realtà un dono per tutti gli uomini. Lo hanno sempre saputo i fedeli, anche i più semplici, che nei secoli hanno venerato la Madonna come la creatura più vicina a loro e a Dio. La Chiesa ha fatto di questa verità un dogma, proclamato da Pio IX nel 1854. La realtà teologica che sottende al concetto dell'Immacolata concezione di Maria è proprio questa: la vita toccata da Dio è vita piena di luce, realizzata in ogni aspetto, resa trasparente in ogni suo momento.

Patronato: Patrona e Regina dell’ordine francescano

Martirologio Romano: Solennità dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria, che veramente piena di grazia e benedetta tra le donne, in vista della nascita e della morte salvifica del Figlio di Dio, fu sin dal primo momento della sua concezione, per singolare privilegio di Dio, preservata immune da ogni macchia della colpa originale, come solennemente definito da papa Pio IX, sulla base di una dottrina di antica tradizione, come dogma di fede, proprio nel giorno che oggi ricorre.

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Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria: del suo concepimento, avvenuto in modo del tutto naturale nel grembo di sua madre, come avviene per ogni nuova creatura umana; ma “immacolato” perché in quel momento stesso questa nuova creatura umana, a differenza di ogni altra, è  stata  preservata  dalla macchia del  peccato  originale  che  misteriosamente  si  trasmette attraverso la generazione.
Questo avvenimento, a cui la Chiesa guarda con stupore e gioia grande, è l’inizio di una storia nuova di cui anche noi siamo parte: la storia della redenzione iniziata da Dio nella casa di Anna e Gioacchino, i genitori di Maria.
Dio non si arrende di fronte al male ed è capace sempre di operare nuovi inizi!
Maria, donna della nostra stirpe, è nel Suo piano dall’eternità. Dio stesso ne ha annunciato la straordinaria missione fin da quando, di fronte al peccato dei progenitori, promise solennemente la salvezza: «Io porrò inimicizia tra te [Satana] e la donna, tra tua stirpe e la sua, ed essa ti schiaccerà il capo, e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,9-15.20).
Nell’Eden sconvolto dal peccato, Dio immediatamente ricuce i fili della comunione spezzata dal peccato e, con un nuovo inizio, prosegue la sua storia d’amore per l’umanità promettendo la vittoria attraverso questa donna che già in quel momento appare sull’orizzonte come colei che diventerà la madre del Verbo eterno, il Figlio del Padre che si farà uomo per salvare gli uomini!
L’immacolato concepimento di Maria, avvenuto tanti secoli dopo quella promessa, è dunque l’aurora della storia nuova.
Maria è la prima dei redenti. A lei Dio Padre applica anticipatamente meriti della passione, morte e risurrezione di Cristo: mistero di grazia, di amore gratuito, Mistero di incomparabile bellezza che le insidie di Satana ed i suoi continui tentativi di seminare tragedie nella storia, non riescono a infrangere!
Ed ecco, nella pagina evangelica di Luca (Lc 1,26-38), il fatto in vista del quale Dio preservò Maria dal peccato originale, la rese «piena di grazia» fin dal primo istante della sua esistenza: l’incarnazione del Verbo eterno del Padre che si fa uomo diventando figlio di Maria…
Dio  bussa  alla  porta  della  casa  di  Nazaret,  bussa  al  cuore  di  quella  giovane  donna  – quindicenne, promessa sposa a Giuseppe – e le chiede il suo sì, la sua adesione ad un progetto immenso, inaudito, incredibile: vuoi diventare la madre di mio figlio?
Maria è turbata di fronte a quella presenza; la sua ragione interroga, pone delle domande… E’ una creatura umana, non un automa…! Riceve una risposta misteriosa – diventerai madre per opera dello Spirito Santo – ma il suo cuore si apre all’accoglienza e risponde con le commoventi parole che abbiamo ascoltato: «Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum»: Eccomi, sono a totale disposizione; avvenga di me quello che hai detto… E’ l’offerta di tutta se stessa, di ogni palpito del suo cuore, di ogni pensiero della sua mente, di ogni atomo del suo essere!
Tre volte al giorno la Chiesa ripete, nella preghiera dell’Angelus, queste parole di Maria facendo memoria del più sublime dei misteri: Dio che si fa uomo nell’istante in cui questa ragazza di Galilea spalanca la sua vita ad accoglierlo!
Che momento di grazia è quello in cui la nostra voce pronuncia queste parole, e il nostro cuore aderisce alla verità che contengono! Dobbiamo riprendere, se l’abbiamo smarrito, l’uso di questa preghiera nei tre momenti forti della giornata – il mattino; a mezzogiorno; e al giungere della sera – quando le campane suonano per ricordare il più grande avvenimento della storia. Dobbiamo riprendere, se l’abbiamo smarrito, l’uso di questa preghiera, almeno in uno di questi momenti della giornata… se non lo possiamo fare in tutti e tre (…ma, sinceramente, è così difficile farlo?).
L’Angelus  è  una  preghiera  brevissima,  tanto  cara  al  popolo cristiano  che  conserva  la  sua identità… Torni ad essere quel soffio, quel respiro, grazie al quale la nostra anima s’innalza a Dio nello scorrere delle ore, mentre il nostro cuore, spesso in subbuglio, si reca in pellegrinaggio spirituale a Nazaret, dove ha avuto inizio la più grande avventura della storia!
Recitandolo lungo la giornata, noi facciamo memoria di questa storia di cui, per grazia di Dio, siamo divenuti partecipi nel Battesimo. Il nostro cuore sarà pur in subbuglio nello scorrere delle ore e delle vicende della vita, ma noi sappiamo di essere dentro a questa storia sublime, sappiamo che le vicende, le fatiche, il dolore, le gioie che proviamo sono abitati dalla Grazia del Signore, dal suo amore indefettibilmente fedele! Dentro alla nostra vita quotidiana, intrecciato con essa, c’è il mistero di Nazaret, c’è l’inizio della nuova storia, c’è l’incarnazione, la passione, morte e risurrezione del Figlio di Dio divenuto uomo per la nostra salvezza! Come vivere senza ricordare che questo è il fondamento, il centro della nostra vita?
Il Male – che non è qualcosa di astratto, ma un essere angelico divenuto perverso: Satana, il Demonio –, il Male che c’è – e che non è una fiaba o una simbolica rappresentazione della fragilità umana – come aveva insidiato e fatto cadere il primo uomo e la prima donna, così continua lungo la storia il suo intento diabolico, per una misteriosa permissione di Dio. Non potendo nulla contro il Creatore, tenta di spezzare la comunione delle creature  con Dio, illudendole, come aveva fatto con  Adamo  ed  Eva,  di  poter  diventare grandi  in  opposizione  a  Dio  anziché nell’obbedienza amorosa e nella comunione con Lui…
Ideologie utopistiche negli ultimi secoli hanno disastrosamente segnato la storia proclamando che il Male non c’è e che basta una buona organizzazione sociale tra gli uomini per far trionfare la pace e l’armonia, per creare il paradiso in terra… Menzogne colossali venute anch’esse da Satana, come dimostrano gli esiti insanguinati di regimi che, proclamando i più alti valori dell’uomo, distruggevano in ecatombe, anche fisicamente, milioni di esseri umani.
Sul nostro orizzonte però risplende Gesù Cristo il Vincitore, e con lui risplende la prima dei redenti, Maria Immacolata, come segno di sicura speranza e di consolazione.
A lei, splendente di luce incomparabile noi diciamo, nel giorno della sua festa:
Donna pensata da Dio ed amata di pura predilezione, annunciata nell’Eden sconvolto, concepita immacolata nel grembo di Anna, prima dei redenti e inizio della storia nuova, stringici al Tuo cuore di Madre.
Ave, piena di grazia, meraviglia del creato, Madre di Dio e dei salvati! Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

Autore: Mons. Edoardo Aldo Cerrato CO

 


 

SINTESI STORICA

L'8 dicembre la Chiesa universale è in festa perché celebra la solennità più popolare e più antica in onore della Vergine Maria, venerata da tutti come l’Immacolata Concezione.
Il motivo di tanta gioia: è una verità meno storica che teologica.
La sua spiegazione è più teologica che biblica, perché legata alla predestinazione del Cristo, suo figlio venturo. Il riferimento biblico è più indiretto che diretto, pertanto, anche la sua storia è particolare. La si può dividere in tre periodi: nel primo è intuita con fede e devozione in Oriente (VI-IX sec.); nel secondo è spiegata teologicamente in Occidente (XI-XIV sec.); e nel terzo è maturata e definita da papa Pio IX, che coronava così un lungo cammino di fede devozione e scienza con la bolla Ineffabilis Deus dell’8 dicembre 1854.
La ragione teologica è stata proposta e consegnata alla storia dal francescano Giovanni Duns Scoto all’inizio del 1307, quando, alla Sorbona di Parigi, difese il privilegio mariano facendolo scaturire strettamente dal Primato assoluto di Cristo, come naturale suo  fondamento e come sua massima espressione di bellezza. E l’uomo del terzo millennio, se resta fedele a tale interpretazione cristocentrica, potrà goderlo come erede e fruitore incantato meravigliato e grato di questo Capolavoro di Cristo, come, a sua volta, Cristo è Capolavoro di Dio.
Anche nell’evoluzione storico-teologica del meraviglioso privilegio mariano si possono distinguere tre momenti: preistoria storia e metastoria. Il primo momento rimanda al disegno divino rivelato, specialmente da  Paolo (Ef 1, 3-6) e già anticipato nel protovangelo (Gn 2, 18; 3, 15); il secondo momento abbraccia invece tutta l’avventura storico-sacra, che ha, nella pienezza del tempo (Gal 4, 4), il suo inizio, e sul Calvario, il suo completamento (Gv 19, 26-27); il terzo momento, infine, rappresenta, con l’Assunzione, il godimento beato della gloria di Dio nei cieli.

1.    Fase storico-liturgica
L’idea della massima perfezione di Maria Vergine appartiene tecnicamente al secondo momento storico della continuità esistenziale di Cristo nella sua Chiesa, attraverso i suoi fedeli. La sua definitiva definizione, perciò, ha alle spalle ben XIX secoli di storia! Cronologicamente, le prime affermazioni generali in suo onore appaiono indirettamente in Oriente nel secolo II nel Protovangelo di Giacomo, che parla del parto speciale di Anna: il concepimento e la nascita di Maria. Al di là di ogni considerazione tecnica, il racconto apocrifo contiene anche delle implicite istanze teologiche in ordine alla santità di Maria, ma non in ordine alla “concezione verginale”; anzi quando nel IV sec., si comincia a diffondere per devozione l’espressione “concezione verginale”, si alzano le prime proteste, come quella di Epifanio, che respinge con decisione tale possibilità in Anna.
E pur quando, nel VII sec., si comincia a usare il termine “immacolata” in riferimento alla Vergine Maria, come per es., con papa Onorio I, che scrive al Patriarca Sergio di Costantinopoli: «Cristo, concepito senza peccato dallo Spirito Santo, è pure nato senza peccato dalla santa e immacolata Vergine Madre di Dio»; o con il Sinodo Lateranense del 649, che al canone 3 recita: «Sia condannato chiunque non professi secondo i Santi Padri propriamente e in verità Maria, Madre di Dio, santa e sempre Vergine e Immacolata»; tuttavia il senso del termine “immacolata” resta sempre di carattere più spirituale-mistico che teologico.  

2. Difficoltà teologica
In Occidente, la celebrazione liturgica della festa dell'Immacolata Concezione di Maria, all'8 dicembre, è documentabile in Inghilterra nel secolo XI, ma trovò una certa resistenza nei teologi. L’avversione non riguardava certamente la Madonna in sé e per sé, che veniva venerata sempre come la più sublime delle creature in grazia e bellezza, ma la salvaguardia della dottrina universale della Redenzione di Cristo: “tutti peccarono e tutti attendono la gloria di Dio… tutti peccarono in Adamo” (Rm 3, 23; 5, 17).
 Di conseguenza, se Maria fosse stata “concepita immacolata”, non avrebbe avuto bisogno della Redenzione, e così la Redenzione non sarebbe stata più universale, contraddicendo i testi sacri.
Comunque, è bene precisare ancora. La liturgia della festa dell’Immacolata celebrava la “nascita” immacolata di Maria e non il suo “concepimento” immacolato, ossia riguardava più l’aspetto spirituale o di santità, che quello teologico. Come a dire: Maria, concepita come tutte le creature nel peccato originale, sarebbe stata poi purificata dal peccato dalla grazia dello Spirito Santo, e nata santa, come anche Giovanni Battista.
Nonostante tutto, la festa liturgica si diffonde celermente in Occidente, prima in Francia e poi in Italia e così nel resto del continente. All’Università di Parigi, per esempio, gli studenti della Normandia la scelgono come festa patronale o dei normanni; anche i canonici di Lione l’accolsero di buon grado nel 1140, benché ben presto ricevettero un aspro rimprovero da parte dell’abate Bernardo di Chiaravalle, che si meravigliava come mai si siano “trovati dei canonici che vogliono oscurare lo splendore della chiesa di Lione con l’introduzione di una festa che la Chiesa ignora, che la ragione disapprova e che la tradizione non raccomanda” (Epistola 174, n. 1).
Che la Chiesa di Roma non ancora celebrasse la festa della Concezione di Maria è documentato anche da Tommaso d’Aquino: “La Chiesa romana, benché non celebri la Concezione della beata Vergine Maria, tuttavia tollera la consuetudine di quelle chiese che la celebrano” (ST, III, q. 27, a. 2, ad 3). L’Ordine francescano, invece, decide, nel Capitolo generale di Pisa del 1263, di celebrarla in tutte le chiese francescane, senza con questo modificare il valore della stessa festa. Tutti i Teologi dell’Università di Parigi, infatti, erano contrari a tale festa meno per motivi dottrinali che spirituali, tanto da costituire una specie di “roccaforte dei macolisti”. Nell’Università di Oxford, al contrario, alcuni Maestri francescani cominciarono ad aprirsi anche al suo valore teologico, formando le basi per l’ipotesi degli “immacolisti”, pur non avendo ancora trovato delle ragioni apodittiche per affermarla.

3. Soluzione di Giovanni Duns Scoto
Tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV secolo, nel 1307, la questione dell’Immacolata Concezione di Maria registra alcune novità importanti, dovute al francescano Giovanni Duns Scoto, che la considera non più in sé, ma nel contesto più ampio e specifico del Primato cosmico di Cristo, ossia nella teoria del cristocentrico ontologico, che ha il suo punto di forza nella “predestinazione assoluta” di Cristo-Uomo, da cui fa scaturire come corollario anche la “predestinazione di Maria” nell’unico e medesimo decreto divino.
Con questo fondamento cristocentrico, Duns Scoto, nella specifica questione “Se la beata Vergine Maria sia stata concepita nel peccato originale” (Ordinatio, III, d. 3, q. 1: “Utrum beata Virgo concepta fuerit in peccato originali?”), imposta la sua soluzione intorno a tre argomenti specifici: possibilità in Dio di potere santificare nel primo istante; valore universale del peccato originale e valore universale della redenzione di Cristo; e preservazione dal peccato originale della Madre di Cristo.
La santificazione di Maria, da tutti affermata, precisa Duns Scoto può avvenire in tre modi: “post aliquod tempus in peccato”, nell’“unum istans temporis“ e nel “numquam temporis”. Escludendo le due prime ipotesi, ne accetta la terza, ossia la santità di Maria è fuori dal tempo e da sempre, cioè eterna, che significa: “Dio nel primo istante della creazione di Maria poté darle tanta grazia quanta ne dà a chiunque riceve la circoncisione o il battesimo”. In altre parole: il primo istante storico di Maria coincide con il primo istante della grazia. In questo modo, Duns Scoto si è assicurato la possibilità della “concezione immacolata”.
Circa l’universalità del peccato originale e della redenzione, Duns Scoto approfondisce il concetto della “redenzione universale” di Cristo, da tutti ugualmente affermata, introducendo la specifica novità del valore intensivo. In questo modo si assicura la possibilità di poter estendere il concetto di redenzione a tutti i gradi possibili, da quello estensivo a quello intensivo (o della “preservazione”). Da notare che il Maestro francescano afferma tale possibilità non per i meriti di Maria ex se, ma ex merito alterius, cioè di Cristo.
E infine, nel terzo argomento ancora intorno all’universalità della redenzione di Cristo, Duns Scoto utilizza lo stesso argomento degli avversari e lo ritorce contro di loro dicendo: “Proprio dall’universalità della redenzione di Cristo si argomenta che Maria non ha contratto il peccato originale, perché preservata”. E aggiunge: “E’ un bene maggiore preservare qualcuno dal male, che permettere che egli incorra nel male e poi liberarlo… Allora a Maria Vergine viene conferito un bene maggiore preservandola dalla colpa originale, che riconciliarla dopo averla contratta”. E ancora: “Maria più che mai ha avuto bisogno di Cristo redentore… anzi Maria ebbe massimamente bisogno del Redentore per non contrarre il peccato… E di più, Maria ebbe bisogno di un Mediatore che prevenisse il peccato per non doverlo mai subire o contrarre”. E conclude da onesto e umile saggio: “Quale di queste tre possibilità che ho mostrato si sia verificato in Maria, lo sa solo Dio. Ma se la mia soluzione non contrasta con l’autorità della Chiesa o quella della Scrittura, sembra giusto che si debba attribuire a Maria ciò che è più eccellente”.

4. Verso la definizione dogmatica
Da quanto esposto velocemente, si può notare che la soluzione di Duns Scoto è determinante nella storia del dogma. Difatti, già nel 1307, l’Università di Parigi decreta: “l’8 dicembre, Concezione della Santa Vergine Maria, non si legge in nessuna facoltà”; nel 1325, Giovanni XXII celebra “con insolita pomposità” la liturgia in onore della Vergine Immacolata, nella città di Avignone; Sisto IV negli anni 1480 approva l’“Ufficio e la messa in onore della Concezione Immacolata”, confermandolo solennemente nel 1483. E dopo alterne vicende, anche tragiche, e innumerevoli consultazioni di teologi, vescovi e cardinali, si giunge a identificare i cinque argomenti fondamentali su cui basare il dogma: la convenienza, la Scrittura, la Tradizione, la festa liturgica, il "sensus fidei".  E di fronte a un così plebiscito universale della Chiesa tutta, Pio IX, l'8 dicembre del 1854, con la Bolla Ineffabilis Deus, così definisce: “dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento”.

5. Diversi anniversari
Nella preparazione del I centenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata, Pio XII indice un Anno Mariano (dicembre 1953-dicembre 1954), già preceduto dalla solenne proclamazione, il 1 novembre 1950, del dogma dell’Assunzione della Beata Vergine Maria al cielo in anima e corpo, in cui le due verità mariane vengono messe in strettissima relazione: ”l’Immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria - così recita la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus - terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. E a conclusione delle celebrazioni centenarie, propone con più chiarezza le ragioni indirette presenti nella Scrittura, con l’enciclica Fulgens corona, dell’8 settembre 1953; in cui interpreta come una conferma da parte della Vergine, la sua auto definizione rivelata a Bernardetta: «Io sono l’Immacolata Concezione».
Anche Giovanni Paolo II, nel 150° anniversario della definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine, l’8 dicembre 2004, nella sua omelia, ha voluto ricordare due cose importanti: la predestinazione di Maria è strettamente legata alla predestinazione di Cristo, che viene espressa “con un solo e medesimo decreto”; e Maria ha beneficiato in modo singolare dell’opera di Cristo quale perfettissimo Mediatore e Redentore che ha redenta in modo specialissimo sua Madre non permettendo al peccato di poterla toccare: difatti è più perfetta la redenzione preventiva di quella post peccato.
La conoscenza della storia contribuisce a celebrare meglio il mistero della fede.

Autore: P. Giovanni Lauriola ofm

 


 

Che cosa vuol dire Immacolata Concezione?
Vuol dire che la Vergine Maria, pur essendo stata concepita dai suoi genitori (sant’Anna e san Gioacchino) così come vengono concepite tutte le creature umane, non è mai stata toccata dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.

Perché  la Vergine Maria è stata concepita immacolatamente?
La risposta sta nel fatto che la Vergine Maria non solo avrebbe dovuto concepire il Verbo incarnato e quindi portare con sé, nel Suo Grembo, il Dio fattosi uomo; ma anche perché avrebbe dovuto dare al Verbo incarnato la natura umana. Il catechismo afferma che Gesù Cristo è vero Dio ma anche vero uomo, nell’unico soggetto che è divino. Si tratta dell’unione ipostatica.
Ebbene, non si può pensare che Dio, somma perfezione e somma purezza, possa aver ricevuto la natura umana da una creatura toccata –anche se brevemente – dal peccato e, quindi, in quanto tale, soggetta in qualche modo all’azione del Maligno.

In che parte del Vangelo si può dedurre che la Vergine Maria è Immacolata?
Nell’Annunciazione l’Angelo saluta Maria con l’appellativo “Piena di Grazia”. Tali parole fanno chiaramente capire che non si tratta semplicemente di un saluto rivolto a chi è nello stato di Grazia, ma a chi è totalmente pieno della Vita di Dio, totalmente pieno di questa Vita perché costitutivamente immacolato.

Chi ha promulgato il dogma dell’Immacolata Concezione?
Il dogma fu promulgato nella Cappella Sistina dal beato Pio IX l’8 dicembre 1854. Il Pontefice, durante il suo esilio in Gaeta (1849-1851) – dovuto alla Rivoluzione mazziniana che nel 1848-1849 aveva portato alla costituzione della Seconda Repubblica Romana, per sua natura massonica e anticristiana – aveva fatto voto in una cappella dedicata all’Immacolata che, qualora avesse ricevuto la grazia del ritorno a Roma e del ripristino dell’ordine cristiano nell’Europa allora sconvolta dalla Rivoluzione, avrebbe appunto impegnato tutto se stesso nell’attuazione della proclamazione del gran dogma mariano. Come Pio IX ebbe poi a dire, sentì tale esigenza come una chiamata interiore, che ricevette mentre era assorto in preghiera dinanzi all’immagine dell’Immacolata.

Perché si attese il XIX secolo per promulgare tale dogma?
Primo: perché il dogma dell’Immacolata Concezione è un dogma di approfondimento della Rivelazione (approfondimento vuol dire che è comunque contenuto implicitamente nella Rivelazione) per cui era naturale che tale approfondimento avvenisse nel corso della storia.
Secondo: perché tale dogma fu una risposta all’influenza illuminista (prima) e positivista (poi) che affermavano una sorta di “immacolata concezione” dell’uomo. Si tratta del mito del buon selvaggio secondo cui l’uomo sarebbe in natura buono ma poi verrebbe rovinato dalle strutture sociali. La conseguenza di questa errata antropologia era il ritenere che la soluzione di ogni male non stesse prima di tutto nella conversione del cuore dell’uomo ma solo nella teorizzazione di ideologie rivoluzionarie e utopiche atte a realizzare una sorta di “paradiso sulla terra”.
Ebbene, il dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854 e la sua conferma venuta dall’Alto che si avrà quattro anni dopo a Lourdes (La Vergine si presentò a Bernadette con queste testuali parole: “Io sono l’Immacolata Concezione”), furono una risposta cattolica a questo errore. Se la Vergine Maria è stata concepita immacolatamente vuol dire che tutti gli altri uomini nascono macchiati dal peccato. E la salvezza non ci viene dalla scienza o dal progresso, ma solo dalla grazia divina e dalla nostra adesione – di fede e di opere – alla Redenzione di Cristo.
Occorre aggiungere anche che il fatto che si sia atteso tanto tempo prima di promulgare il dogma, è fattore ulteriormente accertativo della validità della decisione di Pio IX, in quanto fu frutto di secolari discussioni teologiche, che, pur basate su iniziali posizioni distanti, portarono però alla scoperta della verità sulla materia del dogma.
Inoltre, un altro fattore decisivo, era costituito dal fatto che ormai già da secoli, ovunque nella cattolicità, si venerava Maria anche sotto il titolo di Immacolata, e centinaia erano le cappelle già consacrate al suo immenso privilegio. Proprio in una di queste, come detto, il beato Pio IX ebbe la suggestione di giungere alla grande epocale decisione del dogma.


Autore:
Corrado Gnerre e Massimo Viglione

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Aggiunto/modificato il 2015-10-30

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